Studi italiani mostrano che il consumo di caffè è associato a un rischio ridotto di sindrome metabolica

Il Rapporto di ISIC ‘Coffee and Metabolic Syndrome: A review of the latest research’, che include diversi studi italiani, mette in evidenza l’associazione tra un moderato consumo di caffè e una riduzione del rischio di sindrome metabolica, patologia in cui coesistono diversi fattori di rischio cardiovascolare tra cui insulino-resistenza, ipertensione e obesità.

Un report dell’Institute for Scientific Information on Coffee (ISIC) sottolinea il ruolo potenziale del consumo di caffè nel ridurre il rischio di sviluppo di sindrome metabolica, una patologia che si stima colpisca più di un miliardo di persone in tutto il mondo1, e che può aumentare il rischio di problemi cardiovascolari, comprese le cardiopatie coronariche e l’ictus1.

La sindrome metabolica è un quadro clinico complesso, determinato dalla presenza simultanea di tre condizioni: diabetepressione alta e obesità. Ognuna di queste condizioni, considerate singolarmente, è un riconosciuto fattore di rischio per cuore e vasi sanguigni; la loro combinazione aumenta in modo significativo la probabilità di essere colpiti da problemi cardiaci, ictus e altri disturbi vascolari (https://www.issalute.it/).

Il rapporto, intitolato ‘Coffee and Metabolic Syndrome: A review of the latest research’, riassume le evidenze della ricerca discussa in un simposio satellite di ISIC durante la 13a Conferenza Europea sulla Nutrizione organizzata dalla Federation of European Nutrition Societies (FENS) a Dublino, Irlanda.

Durante il simposio, il professor Giuseppe Grosso dell’Università di Catania ha illustrato le proprie ricerche scientifiche sull’associazione tra consumo di caffè e sindrome metabolica in due coorti di soggetti polacchi e italiani. Le sue ricerche suggeriscono che i polifenoli contenuti nel caffè (in particolare gli acidi fenolici2,3) possano essere coinvolti in un’associazione inversa con lo sviluppo della patologia. Ha anche discusso ricerche che suggeriscono che un consumo moderato di caffè sia associato ad una riduzione di mortalità per tutte le cause, patologie cardiovascolari e cancro, così come una riduzione del rischio di ipertensione e diabete di tipo 24,5,8,9,10.

A questo proposito, il professor Grosso sottolinea: “Ci sono molteplici evidenze che suggeriscono la possibilità di numerosi benefici sulla salute associati ad un consumo moderato di caffè. Comunque, ulteriori studi andrebbero condotti per personalizzare al meglio il consumo ideale di caffè (i “metabolizzatori lenti” della caffeina godono in minor misura di tali benefici) e i reali effetti dei vari tipi di caffè (gran parte delle ricerche sono condotte sul caffè “tradizionale”, non sull’espresso o da moka, che sono quelli più comunemente consumati in Italia).”

Inoltre, la professoressa Estefania Toledo dell’Università di Navarra ha presentato ulteriori evidenze da studi condotti su una popolazione spagnola che mostrano l’associazione tra il consumo di caffè e la sindrome metabolica. La sua ricerca sulla coorte SUN (Università Seguimiento di Navarra) ha coinvolto 22.000 persone e ha preso in considerazione, in particolare, il caffè con caffeina e decaffeinato6. Lo studio ha concluso che, per entrambi i tipi di caffè6, un consumo moderato (1-4 tazze al giorno) è associato ad un rischio ridotto della patologia.

I principali risultati della ricerca presentati nel Report comprendono:

  • Un consumo da 1 a 4 tazze di caffè al giorno è associato ad un rischio ridotto di sindrome metabolica in studi osservazionali2,3.
  • La ricerca suggerisce che condizioni specifiche della patologia, quali diabete di tipo 2 e ipertensione, sono inversamente associate al consumo di caffè5,6,8,9,10. L’associazione con l’obesità è meno chiara11.
  • L’associazione inversa tra consumo di caffè e sindrome metabolica è stata dimostrata sia negli uomini che nelle donne5,7,10
  • Sono necessarie ulteriori ricerche per meglio comprendere i meccanismi coinvolti nell’associazione. Fino ad oggi, è stato considerato di rilievo il ruolo dei polifenoli e degli acidi idrossicinnamici2,3.

Infine, un recentissimo documento congiunto di Ministero della Salute, società scientifiche e associazioni, redatto dall’Alleanza Italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari, ha riportato come il caffè nel lungo termine sembrerebbe avere effetti protettivi, anche di tipo metabolico, come indicano – sia pur in modo controverso – diversi studi epidemiologici e clinici sul tema13.

Per saperne di più

Per saperne di più sul report:
https://www.coffeeandhealth.org/wp-content/uploads/2019/11/Coffee-and-MetS-FENS-report_FINAL.pdf

Per saperne di più su caffè e salute: www.coffeeandhealth.org

Note

  • Un consumo moderato di caffè può essere definito come 3-5 tazze al giorno, sulla base dell’opinione scientifica sulla sicurezza della caffeina da parte dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare12. La revisione ha concluso che un consumo moderato di caffeina, pari a circa 400 mg di caffeina al giorno, può essere consumato nell’ambito di una dieta sana ed equilibrata e di uno stile di vita attivo.
  • Per saperne di più su caffè e diabete di tipo 2, clicca qui.

Referenze

  1. Saklaven M.G. (2018) The Global Epidemic of the Metabolic Syndrome. Curr Hypertens Rep, 20(2):12.
  2. Grosso G. et al. (2015) Association of daily coffee and tea consumption and metabolic syndrome: results from the Polish arm of the HAPIEE study. Eur J Nutr, 54(7):1129-37.
  3. Grosso G. et al. (2014) Factors associated with metabolic syndrome in a mediterranean population: role of caffeinated beverages. J Epidemiol, 24(4):327-33.
  4. Grosso G. et al. (2016) Coffee consumption and risk of all-cause, cardiovascular, and cancer mortality in smokers and non-smokers: a dose-response meta-analysis. Eur J Epidemiol, 31(12):1191-1205.
  5. Carlstom M., Larsson S.C. (2018) Coffee consumption and reduced risk of developing type 2 diabetes: a systematic review with meta-analysis. Nutr Rev, 76(6):395-417.
  6. Navarro A.M. et al. (2019) Coffee consumption and risk of hypertension in the SUN Project. Clin Nutr, 38(1):389-397.
  7. Grosso G. et al (2017) Long-Term Coffee Consumption Is Associated with Decreased Incidence of New-Onset Hypertension: A Dose-Response Meta-Analysis. Nutrients, 9(8). pii: E890.
  8. Marventano S. et al. (2016) Coffee and tea consumption in relation with non-alcoholic fatty liver and metabolic syndrome: A systematic review and meta-analysis of observational studies. Clin Nutr, 35(6):1269-1281.
  9. Shang F., Li X., Jiang X. (2016) Coffee consumption and risk of the metabolic syndrome: A meta-analysis. Diabetes Metab, 42(2):80-7.
  10. Wilsgaard T., Jacobsen K. (2011) Lifestyle factors and incident metabolic syndrome: The Tromsø Study 1979–2001. Diab Res & Clin Prac, 78(2):217-224.
  11. Lee A. et al. (2019) Coffee Intake and Obesity: A Meta-Analysis. Nutrients, 11(6). p ii: E1274.
  12. EFSA (2015) Scientific Opinion on the Safety of Caffeine, EFSA Journal, 13(5):4102.
  13. Ministero della Salute, DG Prevenzione Sanitaria; Alleanza Italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari “Prevenzione delle malattie cerebrovascolari lungo il corso della vita” (2019), http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato9328732.pdf